mercoledì 29 giugno 2011

Aligi

Un foglio nudo, attaccato fragilmente con delle strisce di carta da pacchi ad un muro grigio – realista altare della memoria di una tragedia estiva - dove mazzi di fiori chiari calzati in pali mutilati si alternano alle colate verdi di un semaforo fuso dalla fiammata infernale.

Sembrerebbe un elenco di nomi, da lontano. Ma si rivela una poesia, firmata col solo nome. Aligi è passato di lì ed ha lasciato i suoi perché, le sue lacrime, il suo tormento su quell’improvvisato monumento sepolcrale. Una pagina, stropicciata come il cuore dolorante di tanti viareggini colpiti da questa sciagura collettiva.

Viareggio brucia

Ho sentito il rumore del treno
dopo il lungo silenzio
di morte e disperazione
e calde gocce limpide
hanno riempito i miei occhi.
Quel suono annuncia
l’arrivo dei convogli in stazione
oppure è solo un saluto,
per le persone assenti
bruciate dalla violenza del fuoco
in una notte d’estate.
Sì! Viareggio brucia
dentro le case dove dormono
ignari i bimbi le mamme e i padri,
Viareggio brucia
in una notte d’estate
ai bordi dei binari della stazione
dove dormono i senza casa
dentro stracci anneriti dalla miseria.
Viareggio brucia
in una notte d’estate
e le case diventano cenere
crollano gli edifici miseramente
avvolti nell’inferno.
Viareggio brucia
in una notte d’estate
non bastavano le stelle
per rischiarare il cielo della Versilia
dovevano accendersi,
per saziare chissà quale demone,
donne, uomini e bambini innocenti
avvolti da lingue di fuoco
con urla di disperazione e morte.
O Dio, io chiedo a te
padre di misericordia
come mai, come mai,
può accadere tutto questo
in una notte d’estate
così all’improvviso
come un castigo per chissà quale colpa,
forse quella di vivere
e di gioire della vita in una notte d’estate.

Prima pubblicazione : 5 luglio 2009

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