sabato 5 marzo 2011

Memorie polivalenti

I creativi che hanno congegnato questo inopinato oggetto tecnologico-sessuale fanno vacillare la generalmente conclamata teoria che nessuna creatura vivente è del tutto inutile ed ognuna porta un suo, seppur infinitesimo, contributo alla grande sfera che generosamente ci ospita.

I sistemi di immagazzinamento delle informazioni digitali hanno un ciclo di obsolescenza di oscena rapidità. Poco più di dieci anni fa si armeggiava con floppy disc da 1,44 megabytes. C’erano addirittura macchine fotografiche digitali (grosse poco meno di un forno a microonde) che salvavano le immagini direttamente sugli ancora meccanici supporti. Presto soppiantati dai CD-Rom, i buffi e inutili dischetti sono stati riciclati per fare borsette e tavolini. La frenetica gara ingenerata dalla necessità di continuare a vendere computer sempre più potenti, sempre più veloci e sempre più inaffidabili fa sì che un documento pesante 4 kilobytes nella preistoria (1995), oggi richieda 40 megabytes di spazio (diecimila volte tanto). Tale obesità informatica ci costringe a girare con in tasca molteplici chiavette, in cui speriamo di poter conservare – senza corromperle – le nostre informazioni il tempo sufficiente per spostarle da un computer ad un altro. E soprattutto senza prendere malanni, virus e altre porcherie che costringerebbero ad una rude ma salvifica amputazione di dati, come ai tempi della guerra di secessione si usava tagliare via gambe e braccia incancrenite per salvare il soldato sudista ferito in Via col vento. E senza anestesia. No, quel documento no, è proprio quello che mi serve. Mi spiace (ma non è vero, gli esperti informatici sono spesso degli ipocriti), proclama il dottore con un’alzata di sopracciglia che denota tutto il suo disprezzo verso noi ingenui ed imprudenti collettori di maliziosi cancheri messi in rete dagli hackers. Bisogna formattare tutto. Ma poi funzionerà di nuovo, vero dottore?, imploriamo noi tapini. Eeeh, chi lo sa, chiosa il sadico, e già le sue sembianze assomigliano a quelle della parca che sta per tagliare il filo della breve esistenza del nostro giovane magazzino di memoria. Poi preme il fatale tasto e, dopo svariati minuti di suspense Hitchockiana, sentenzia, osservando una minacciosa scritta nel frattempo comparsa sullo schermo: niente da fare. Da buttare via. Còmpratene un altro.

A tal punto più d’una persona sarebbe tentata di suggerire un utilizzo collaterale (nelle immediate adiacenze del luogo che è naturale destinazione degli originali a cui il nostro oggetto si ispira) al cinico – ma inutile – esperto di informatica. E ciò potrebbe alla fine perfino giustificare l’apparentemente inutile sforzo di fantasia degli ideatori di tale prodotto.

Biasimo senza fine invece per chi ha deciso di giocare volgarmente con le parole, nella descrizione tecnica dell’articolo, definendone la capacità di memoria Flusso Dati. E, come ben sanno le donne, parodiando gli autentici, i flussi sono differenziati in Regular, Super e Ultra. Maledetti creativi. Anche il cordino filaccioso ci avete messo, casomai non si capisse bene a cosa doveva assomigliare.

Chiavetta di memoria a forma di assorbente interno: Mai più senza!!!


Prima pubblicazione : 30 maggio 2009

2 commenti:

  1. Probabilmente inventato da Steve Jobs !
    Giochiamo un po' con l'inglese....Immaginiamo se gli stessi oggetti fossero nati in Italia. Come si chiamerebbero ?
    Ogetto del giorno : I-PAD cioè I-ASSORBENTE IGIENICO

    I just hook up my apple to my peach :
    http://www.youtube.com/watch?v=lsjU0K8QPhs&feature=player_embedded
    Alex

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  2. ciao Alex,

    hai azzeccato in pieno! Oramai l'i-Pad è entrato nel gergo quotidiano. Ma non hai un'idea di quante battute e prese in giro ci siano state appena prima del lancio!! Intendo dire all'estero, dove il pad tutto evocava meno che la tecnologia...

    Grazie della visita e del gustoso commento, a presto,
    HP

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